Storia e PassioneWoodstock – quei giorni d’Agosto che cambiarono la musica

Agosto 17, 2020by Prico Musica
woodstock

di Flaki

Dal 15 al 18 Agosto 1969 si svolse il più famoso festival musicale della storia della musica moderna. In 3 giorni, circa 500 mila persone accorsero per ascoltare i più grandi artisti dell’epoca e finirono nella storia.

La musica e l’estate sono sempre state un binomio perfetto. L’atmosfera, gli amici, la libertà… tutto ha un gusto diverso con la musica. In questo articolo vogliamo parlare di una scommessa, quella fatta da quattro giovani che decisero di mettere su un festival che raccolse un numero enorme di persone e rappresentò lo zenith del movimento hippie.
John P. RobertsJoel Rosenman cercavano un progetto in cui investire e Artie Kornfeld  Michael Lang avevano un’idea. Il bello è che alla fine si realizzò tutt’altro. Quello che inizialmente doveva essere il progetto per uno studio di registrazione in una tranquilla cittadina di periferia, si trasformò in un evento senza precedenti. Ma dove si può affittare uno spazio per tutta quella gente? I quattro affittardono circa 700 acri di proprietà di due contadini locali.
Com’ è facile immaginare, numerosi furono gli imprevisti durante l’organizzazione del mega raduno- autorizzazioni mancanti, bagni non sufficenti, ambulanze che non riuscivano a raggiungere il centro del concerto… ma alla fine i quattro riuscirono a portare a termine l’impresa.
Il concerto si tenne a Bethel, contea di Sullivan, a circa 70 km a sud-ovest di Woodstock tra il 15 ed il 18 Agosto del 1969.
L’organizzazione era stata pensata per una previsione di circa 200 mila persone, ne arrivarono più del doppio. Billy Hanley, l’ingegnere del suono non ebbe vita facile per garantire a tutti i presenti la giusta qualità sonora. Pare che l’esibizione di Santana sia state tra le più complicate da gestire. Il celebre chitarrista infatti -come ha dichiarato alla rivista rolling stone- non si aspettava di salire sul palco a quell’ora (circa le 14.00) e si era calato degli acidi. E’ pur sempre Woodstock! Come ha dichiarato alla rivista Rolling Stone “vedevo dei serpenti uscire dalla chitarra”.
Le droghe, specie quelle allucinogene- hanno avuto il loro ruolo in questo evento (come in tutta questa parentesi culturale) ed hanno sicuramente contribuito a creare l’atmosfera giusta. Quasi tutti quelli che si sono esibiti a Woodstock hanno avuto una gloriosa carriera.
Molte esibizioni sono entrate nella storia: Joe Cocker, Joan Beaz, The Who – protagonisti loro malgrado di una invasione di campo da parte di un fan- ma se c’è un nome legato a questo concerto è sicuramente quello di Jimi Hendrix.
Il chitarrista di Seattle, insistè per chiudere il festival, convinto di suonare a mezzanotte, ma i continui rallentamenti e le non facili condizioni di lavoro (tra stanchezza ed allucinogeni) fecero slittare l’esibizione alle 9 del mattino seguente quando più di metà del pubblico era ormai andata via.
Sebbene contrariato Hendrix salì sul palco e suonò per quasi 2 ore. Pare che per la tensione non dormisse da giorni, ma nonostante tutto regalò al pubblico -ed alla storia- una esibizione immortale.
Message to love da una scarica di energia ad un pubblico ormai in stato confusionale da giorni, Foxy Lady, Woodoo Child lo mandano in visibilio. Durante l’esibizione Hendrix prende sempre più padronanza della situazione. La sua performance raggiunge l’apice con The Star-Spangled Banner. Si tratta di una personalissima reinterpretazione dell’inno degli Stati Uniti, con suoni distorti, rumori ed effetti che ricordano boati ed esplosioni.
Chiaro il riferimento alla guerra in Vietnam (ricordiamo che siamo alla fine degli anni 60 e gli Usa sono impegnati in quella terribile guerra). Secondo lo stesso Hendrix il pezzo è “una fotografia perfetta dell’anima degli States”. L’esibizione (ed il concerto) termina con un bis (raramente concesso da Hendrix) anch’esso entrato nella storia: Hey Joe.
La chitarra che ha suonato, Fender Stratocaster, colore: Olympic White, del 1968 con numero seriale 240981 è oggi esposta all’ Experience Music Project Museum di Seattle.

In tanti hanno provato a riproporre la formula Woodstock, e numerosi sono gli eventi che negli anni hanno radunato un numero enorme di persone, ma quel mix di libertà, ribellione e rivoluzione, termina con l’uscita di Hendrix dal palco e l’ingresso di Woodstock nella storia.

Ecco l’inno suonato da Jimi Hendrix

https://www.youtube.com/watch?v=TKAwPA14Ni4

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