MusicaRiccardo Muti odiava il solfeggio!

Dicembre 17, 2020by Prico Musica

di Fabio Micera

Incubo di molti giovani musicisti, il solfeggio rappresenta un elemento fondante dello studio della musica. Chiunque voglia avere un approccio meno improvvisato deve prima o poi rapportarsi con questa disciplina. In questo articolo una riflessione sulla materia più ostile della musica, e che ci fa dire orgogliosamente…Muti uno di noi!

Ebbene si, da una intervista rilasciata nel 2017 il Maestro che il mondo ci invidia dice “…Tale è stato il rigetto per il solfeggio che per due o tre mesi io non leggevo le note non perché fossi deficiente ma perché non studiavo. Gli insegnanti dicevano che ero negato. “

Come è andata si sa, ma cosa è cambiato esattamente?
La madre del Maestro diede al figlio un’altra possibilità, un ultimo mese di violino (e solfeggio): se lui avesse imparato a leggere le note, lei avrebbe continuato a fargli studiare musica, altrimenti l’avrebbe abbandonata per sempre. Qualcosa deve essere successo in quel mese, forse l’incedere della scadenza ha fatto si che Muti vincesse la sua sfida col destino e dopo poco tempo non solo leggeva chiaramente il solfeggio, ma riusciva anche ad esibirsi al violino. La storia del Maestro è conosciuta, così come la sua forte attenzione per i giovani, ma c’è un altro aspetto importante da ricordare: è uno degli artisti italiani più apprezzati nel mondo, che si batte affinchè in ITALIA la musica sia considerata una necessità umana, e trattata con tutti gli onori, cosa che purtroppo non avviene.
Tornando al solfeggio, è proprio così noioso?
Beh molti allievi avranno risposto all’unisono … SI!
Ammettiamo che per chi si avvicina allo strumento, carico di aspettative, ritrovarsi a leggere pagine di simboli senza sfiorare lo strumento potrebbe risultare avvilente.
Il problema, è che spesso viene inteso come materia isolata e non collegata alla musica.

Eppure è una materia che si studia sin dai tempi dei Greci, e più avanti con la Solmisazione (che tratteremo in un altro articolo) ha codificato le formule della lettura musicale. Ci sono stati dei tentativi di implementare o modificare la materia, ma sostanzialmente ad oggi i metodi classici sono quelli più utilizzati.

Ma perchè il solfeggio è così importante?
In breve, lo spartito è ricco di indicazioni (tempo, espressione, note, durata) queste vanno lette ed interpretate, perché è l’unico modo per decodificare il messaggio musicale.
Un codice segreto che solo chi ha gli strumenti riesce a decifrare, visto così è quasi eccitante!
Con l’utilizzo del solfeggio, si è in grado di suonare e/o cantare qualsiasi brano, anche se non lo si è mai ascoltato prima, ha un che di magico se ci pensate. La stele di Rosetta di questa misteriosa materia, non è chiusa in qualche museo, ma nei nostri libri e magari un bravo maestro può aiutare a renderne meno ostico lo studio che deve essere il mezzo (e non il fine) per suonare e divertirsi.

 

 

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